martedì 29 maggio 2012

Inernet e i suoi amici (De meditatio vetusta)

"Adesso guai se invece della corsa alla politica, ci fosse la fuga dalla politica, questo veramente sarebbe la catastrofe della nostra democrazia e la nostra società " - Giorgio Napolitano 

Se fosse, invece, la politica che stesse fuggendo sia dalla realtà che dalla società, perseguendo gli interessi di pochi (detti) eletti, perché da essa è costantemente braccata e superata in questioni di ordine, merito, efficienza e rispetto?
Internet è il collettore delle istanze presenti in tutti gli strati della nostra società, rappresentazione della c.d. "opinione pubblica", che tanto timore desta in quanti puntano a legittimare la propria posizione strumentalizzando quella altrui. L'istituzione del partito classico oggi è solo un lento divenire della crisalide che si è formata  in seguito alla sedimentazione dell'impegno sociale nel tempo passato. 

Ad oggi la fissità dello scenario politico nazionale, scosso dal solo istinto primordiale di conservazione dinanzi a una bancarotta annunciata, non rispecchia le istanze e le speranze del popolo, e una generazione senza speranze non può essere coinvolta dalla politica ma soltanto usata. La strumentalizzazione nasce dall'impossibilità di essere mente e di divenire puramente braccio della propria ideologia. 

Ad oggi, ancora, l'ideologia è morta e lo scontro è tra realtà e fantasia. Che il braccio sia a servizio esclusivo della realtà, l'orizzonte proprio di ognuno, è il vero pericolo per la democrazia, che l'intreccio collettivo sfugga alla maggior parte dei cittadini è la vera dittatura. Una dittatura dell'interesse particolare, del furto, dell'illegalità, della mafia.
Il metodo di aggregazione intorno alle buone idee, invece, è lo stesso criterio epistemologico proposto dai più grandi liberisti come il filosofo Karl Popper, che ha scritto "La società  aperta e i suoi amici" e non "A Mosca l'ultima volta". 
Cordialmente, Presidente. 






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